IL MUSINE' DI VAL DELLA TORRE
Il Musinè è il primo monte situato all'imbocco della Val di Susa, sulla sinistra orografica della medesima, con un'altitudine di m 1150 su cui sorge una grande croce visibile da tutto il circondario.
Questa definizione è la più usata sui testi che si occupano del Musinè. Nessuno definisce questo monte come la prima altura situata all'imbocco della valle del Casternone, sulla destra orografica, con un'altitudine di m 1150……ecc….ecc..
Bene, per noi questa seconda definizione ha valore quanto la prima e perciò descriveremo il Musinè visto dal nostro versante (fig. 1).
Dalla vetta del Musinè, meta di numerosi escursionisti, si può godere un bel panorama che spazia dalla pianura piemontese alla Val di Susa, dalle Alpi Marittime alle cime confinanti con la Francia, ed anche ammirare dall'alto Val della Torre (fig. 2).
La grande croce, eretta nel 1900, segnala in maniera inconfondibile la vetta del Musinè imponendo la sua mole quasi come riferimento per l'escursionista che sale il monte (fig. 3).
Ma tralasciamo, per ora, la croce per dedicarci all'argomento di questo scritto cioè il versante valtorrese del Musinè.
Per salire sulla vetta non esiste solamente il sentiero di Caselette (zona del campo sportivo), bensì si possono percorre ben due itinerari che partono dal territorio valtorrese. Il primo, segnalato come 006, ha origine dalla borgata Trucco di Brione e, costeggiando una serie di piloni votivi, raggiunge la sommità del Mon Calvo (m 550) dove si erge la cappella della Sacra Famiglia (fig. 4).
Da qui il percorso si snoda sulla cresta, passando sopra le cave di magnesite di Caselette, e raggiunge il Pian ‘d la Fèja (m 950). Questa località, così denominata per il manto erboso particolarmente appetito dalle greggi, è il punto d'arrivo anche del secondo sentiero che permette l'ascesa al Musinè dal versante di Val della Torre.
Il secondo tracciato, segnalato come 007, ha inizio al termine della via Sis da dove si prosegue su di una strada sterrata non percorribile con mezzi motorizzati ai sensi della Legge Regionale 32/82. Seguitando la strada diventa un sentiero che attraversa la Bassetta e, oltrepassata la depressione suddetta, porta al Pian ‘d la Fèja.
Dal Pian ‘d la Fèja il sentiero, ormai unico, conduce alla vetta del Musinè in pochi minuti.
I tempi di percorrenza indicativi possono essere stimati intorno alle 2 ore e 15 minuti per il sentiero 006 ed alle 2 ore e 30 minuti per lo 007.
Vediamo ora un po' più in dettaglio i percorsi sopra citati.
Il sentiero 006, come detto, inizia dalla borgata Trucco di Brione (m 360) da dove, raggiunto il piccolo piazzale alla fine della strada che conduce alla borgata e parcheggiata l'auto, si seguita sul sentiero che attraversa una zona prativa e si inoltra nel bosco misto. Si sale fiancheggiando i nove piloni votivi che costituiscono una “via crucis†(fig. 5).
Oltrepassato il primo pilone, che lasciamo sulla destra, si entra in una piccola pineta e subito s'incontra un secondo pilone. Si continua a salire sotto ad un bosco misto sino al sesto pilone. Qui una sosta consente di ammirare un vasto panorama che spazia da Brione a Givoletto lasciando sullo sfondo le cime delle Valli di Lanzo (fig. 6).
Seguitando si raggiungono gli ultimi tre piloni, alquanto ravvicinati, che sono posti su una depressione da dove lo sguardo copre tutta la vallata di Val della Torre: di fronte abbiamo il Colle Portìa (m 1328), a destra il Monte Rosselli (m 1200) e il Mon Baron (m 818), a sinistra il Mon Curt (m 1325) e, oltre i monti che cingono Val della Torre si staglia il Monte Civrari (m 2302) (fig. 7).
Questo è ciò che si può vedere volgendo lo sguardo alla destra salendo; mentre alla sinistra si stende la piana torinese e, in lontananza, si eleva il colle di Superga. Ammirato il panorama si riprende a salire lungo la cresta e si raggiunge la cappella della Sacra Famiglia sul Mon Calvo (m 550). Di qui un sentiero sulla sinistra ritorna verso valle, mentre, seguendo la segnaletica bianco / rossa, si scende a destra su di un ampio colle che sovrasta la cava di magnesite di Caselette. Sollevando lo sguardo, in lontananza vediamo Rivoli con il suo castello e sotto di noi la periferia di Caselette.
Attraversato longitudinalmente il colle, il sentiero riprendere a salire il crinale nord-est del Musinè, supera una pietraia ormai colonizzata dalla vegetazione, entra in un bosco di roverella e, quando la vegetazione dirada, ci appare di fronte la grande croce della vetta del Musinè. Il tracciato sale, raggiunge uno spiazzo (utilizzato per la costruzione del traliccio 73 della linea ad alta tensione) e quindi scende tra le roverelle sino al Pian d'la Fèja (m 950). Si prosegue diritto sino al Pian d'la Sisterna (m 1080) e quindi all'ormai vicina vetta del Musinè (m 1150).
Lungo tutto il tracciato appena descritto un occhio attento può ammirare svariati aspetti della natura del nostro territorio apprezzando le diverse sfumature stagionali. Copiosa è la fioritura a maggio della rosa canina (Rosa canina Linnaeus) i cui cespugli costeggiano il sentiero soprattutto nella parte iniziale. Il bosco misto, a prevalente presenza di roverella, lascia spazio ad alcuni larici (Larix decidua Miller) e ad un ricco sottobosco. Sulle pendici del Mon Calvo cresce la Daphne cneorum Linnaeus, piccola pianta sempreverde protetta dai fiori profumatissimi. Oltre il Mon Calvo s'incontrano numerose roverelle (Quercus pubescens Willd) e, nel sottobosco fioriscono campanule e garofani selvatici (Dianthus silvestris Wulfen). Usciti dalla vegetazione, non è raro veder volare in primavera neurotteri della famiglia Ascalaphidae (Ascalaphus libelluloides Schaeff) e numerose specie di lepidotteri tra cui: Iphiclides podalirius (Linnaeus), Papilio macaon (Linnaeus), Clossiana euphrosyne (Linnaeus), Erebia ligea (Linnaeus), Hipparchia fagi Scop., Hipparchia dryas (Minois dryas) e la più rara Maculinea teleius Bergstrasser. Numerosi sono gli scarabeidi floricoli, come la Cetonia aurata (Linnaeus) e il Trichius fasciatus, i crisomelidi come la Timarcha tenebricosa (Fabr.) e diversi cerambicidi.
Ad altitudine leggermente più elevata compare il castagno (Castanea sativa Miller) e, nel sottobosco, le felci si mischiano alle graminacee. Tra gli alberi spunta qualche raro maggiociondolo (Laburnum anagyroides Medikus) che, in primavera, forma vistose macchie gialle con la sua fioritura. Tra le rocce cresce il semprevivo (Sempervivum arachnoideum Linnaeus) e, ai lati del sentiero si possono notare numerose euforbie. Tra questa vegetazione, con un po' d'attenzione, è possibile scorgere qualche ramarro (Lacerta bilineata) (fig. 8).
Non solo la natura può deliziare la nostra escursione ma anche la storia che lungo il percorso del sentiero 006 ha lasciato alcune tracce, vediamo quali. La località da cui inizia il sentiero 006 è posta su un'altura il cui toponimo locale Truch du Mòru, peraltro poco usato, pare si riferisca al fatto che anticamente in quella zona vivessero persone di colore. Nella borgata Trucco di Brione, nel 1870, per sciogliere un voto fatto in seguito ad una tremenda epidemia di colera che falcidiò la popolazione, fu costruita la cappella di San Rocco ancora visibile e in buone condizioni.
La Via Crucis che s'incontra salendo al Mon Calvo, è una fervida testimonianza della fede popolare radicata nella cultura della zona. Alcuni piloni riportano i nomi delle famiglie che li hanno edificati e che li curano, così sul quarto pilone possiamo leggere “Famiglia Tuberga Luigiâ€Â, sul sesto “Famiglia Tabone Secondo†e sul settimo “Tuberga Tersilloâ€Â.
Al termine della Via Crucis sorge la cappella della Sacra Famiglia, sul Mon Calvo, eretta nel 1909, da come si può leggere sul portale d'ingresso.
L'altro sentiero che percorre il nostro Musinè è contrassegnato dal numero 007 e ha inizio alla fine della via Sis, nei pressi di borgata Gallo (m 575), dove si posteggia l'auto e si prosegue lungo una strada sterrata tracciata negli anni sessanta ed attualmente chiusa al traffico (L.R. 32 / 82). Il panorama si apre coprendo la pianura sottostante sino all'imbocco della nostra valle delimitata dal Monte Rosselli e dal Mon Baron. Più in la lo sguardo spazia sino alla collina torinese sovrastata dalla basilica di Superga. Ad un tratto la strada si stringe ed inizia il sentiero che prosegue su un largo tracciato sino al raggiungimento di una sorta di tornante che piega a destra e, proprio sull'esterno di questa curva, inizia il sentiero vero e proprio.
Il tracciato sale e quindi prosegue in falsopiano a mezza costa tra betulle e pini e raggiunge una radura da cui si gode una vista panoramica che tocca Torino, le Valli di Lanzo e Val della Torre. Si riprende a salire e si raggiunge un bivio. Sulla destra si prosegue per il Colle della Bassetta (m 948) e di qui, sulla cresta spartiacque tra Val della Torre e la Valle di Susa, si raggiunge Pian d'la Sisterna (m 1080). Scegliendo invece la diramazione a sinistra (segnavia bianco/rosso) si attraversa una pietraia, ormai vistosamente colonizzata da ontani, e si raggiunge il crinale che, risalito sulla destra, ci porta a Pian d'la Sisterna. Qui, i due percorsi si riuniscono e incrociano il sentiero 006. Seguitando l'ormai comune tracciato, in breve, raggiungiamo la vetta del Musinè (fig. 9).
A quest'ultima escursione è possibile praticare la variante, accennata in precedenza, che conduce al Colle della Bassetta. Ad un'ora di cammino circa si raggiunge il bivio per la Bassetta (m 948). Deviando sulla destra è possibile salire, in circa 15 minuti, al colle posto sul confine tra Val della Torre e la Val di Susa. Qui giunti si svolta a sinistra e s'inizia la salita al Monte Musinè (m 1150) che un cartello ligneo indica percorribile in 30 minuti. Lungo questo tratto di sentiero possiamo vedere la Valle di Susa, il Monte Pirchiriano (m 962) con in cima la Sacra di San Michele e il Rocca Sella (m 1508) con sullo sfondo il Rocciamelone (m 3538). In breve si raggiunge Pian d'la Sisterna dove ci si ricongiunge con il tracciato precedentemente descritto.
Lungo tutto il tracciato 006, la primavera fa fiorire viole, primule e il dente di cane (Erythronium dens-canis Linnaeus), mentre la vegetazione arborea erge verso il cielo pini, betulle, sorbi (Sorbus aria), noccioli (Corylus avellana Linnaeus), roverelle (Quercus pubescens), faggi (Fagus selvatica Linnaeus) e qualche maggiociondolo (Laburnum anagyroides Medikus).
Nel sottobosco è possibile incontrare il mughetto (Convallaria majalis Linnaeus) e, nel tratto mediano dell'escursione, il cosiddetto fior di stecco (Daphne mezereum Linnaeus) che, nel periodo primaverile, ostenta i suoi piccoli fiori sui rami privi di foglie, nonchè rari esemplari di asfodelo montano (Asphodelus albus Miller). Si possono altresì notare i fiori candidi del giglio delicato (Anthericum liliago) e, sotto al Colle della Bassetta, vegeta numerosa la barba di capra (Spiraea aruncus) che, nella tarda primavera imbianca, con la propria fioritura, l'intera zona. Oltrepassato il Colle Bassetta, è possibile notare, con un po' d'attenzione, il bello quanto raro giglio martagone (Lilium martagon Linnaeus) (fig. 10).
Numerosi sono gli insetti che popolano queste zone. Fra essi ricordiamo la cedronella (Gonepteryx rhamni (Linnaeus, 1758)) il cui maschio spicca per le vistose ali gialle, i neurotteri ascalafidi (Ascalaphus libelluloides Schaeff) che volano nelle radure celando la loro bellezza alla vista dei più grazie al volo tremulo e veloce, e la farfalla Anthocharis cardamines che vola nel settore più in basso del percorso.
In vetta al Musinè, con un po' di fortuna, si può veder volare il podalirio (Iphiclides podalirius (Linneo, 1758)) una bellissima farfalla che ha rischiato l'estinzione a causa della scomparsa della pianta nutrice dei bruchi. Volano sui fiori della vetta anche l'Aporia crataegi Linneo e la Melanargia galatea (Linneo), due altre belle farfalle che colorano l'ambiente, nonchè svariati coleotteri (cetonie ed altri scarabeidi floricoli), ditteri e imenotteri. In primavera inoltrata si può ammirare la fioritura del giglio di San Giovanni, (Lilium bulbiferum Linneo ssp. croceum (Chaix) Baker) dalle notevoli dimensioni e dal caratteristico color arancio.
Il versante valtorrese del Monte Musinè, dove salgono i sentieri descritti, è esposto prevalentemente verso nord e quindi presenta caratteristiche ben diverse dal versante opposto caselettese più arido e soleggiato. Entrambe le possibilità di salita alla vetta percorrono zone con boschi cedui e, in particolar modo il sentiero 007 consente di camminare in un ambiente ombroso con terreno umido che favorisce la crescita dei funghi.
Non si può terminare uno scritto sul Musinè senza accennare alla sua caratteristica principale: la croce sommitale.
Per la ricorrenza giubilare del 1900, Papa Leone XIII caldeggiò la costruzione di monumenti sulle vette alpine dedicati al Cristo Redentore. Fu proprio in quell'anno che la grande croce sulla vetta del Monte Musinè venne eretta per volere di Don Pautasso (Parroco di Caselette), su progetto dell'ingegner Accati e costruita dall'impresa dei fratelli Visetti (omonimi dello scrivente ma non parenti). L'opera sarebbe dovuta sorgere sul confine tra i Comuni il cui territorio termina sulla punta del monte ma, per motivi vuoi campanilistici vuoi tecnici, si trova, per la sua interezza, nel Comune di Caselette. I lavori ebbero inizio nella primavera del 1900 ed i Comuni che concorsero alla realizzazione del monumento furono: Caselette, Val della Torre, Rivoli, Milanere e Almese. I problemi affrontati dal cantiere furono numerosi tra cui il trasporto dei materiali, la costruzione dei ponteggi e l'approvvigionamento idrico. Quest'ultimo fu risolto con la realizzazione della cisterna che attualmente dà il nome al piano su cui è collocata (Pian d'la Sisterna m 1080).
Le caratteristiche architettoniche della croce denotano un basamento quadrato di m 4 di lato alto m 3,20. Sopra di esso un tronco di piramide alto m 1,80 raccorda la base della croce al basamento medesimo.
La croce vera e propria ha una sezione quadrata di m 1,50 di lato con un'altezza pari a m 10. Le braccia misurano ognuna m 1,75 e sono anch'esse quadrate con lato di m 1,50. La struttura, in calcestruzzo armato in ferro, è cava da m 9,50 dal suolo sino alla sommità ciò per conferire maggiore stabilità al manufatto.
L'altezza totale della croce risulta essere di m 15.
Un primo intervento di restauro venne compiuto nel 1974 dall'impresa Fusetti di Collegno, poi, nel 1990 – 91, la croce fu nuovamente ristrutturata dagli Alpini dell'A.N.A. della 5a zona di Torino che magistralmente seppero cancellare le lacerazioni del tempo da un grandioso monumento della fede.
Giovanni Visetti
Bello questo articolo sul Musinè , dettagliato nei diversi percorsi per raggiungere la sommità del monte e arricchito di descrizioni di flora, fauna e storia, anche illustrati.
Ho apprezzato anche il fatto di non leggere di misteri, leggende ed avvistamenti, veri o presunti, per i quali il Musinè è solitamente conosciuto.
Grazie Giovanni
Io vedo il Musìnè come una montagna che fa parte del nostro territorio e ho cercato di descriverne gli aspetti che più mi sono familiari. Grazie Anna per l’apprezzamento positivo.
Volevo condividere con Giovanni, così attento alla natura, la presenza non indifferente di LUCCIOLE, a Pragranero erano anni che non se ne vedevano così tante brillare nelle sere di inizio estate, un evento speciale!
Le condizioni meteo favorevoli possono aver condizionato positivamente lo sfarfallamento delle lucciole che sono un affascinante spettacolo con la loro lampeggiante luce fredda. Per inciso, tutte quelle che vediamo volare sono maschi. Le femmine non volano e attendono i maschi tra la vegetazione, nei muri a secco o tra le pietre. Anch’esse emettono una luce fradda che serve al maschio per localizzarle. Hanno però un aspetto completamente diverso (esempio di spiccato dimorfismo sessuale).
Gentilissima Proloco di Valdellatorre e mica possibile avere la mappa del percorso da Caselette per il Monte Calvo e la Cappella della Sacra Famiglia.Porgo distinti saluti.