Minerali e miniere di Val della Torre
Nel 1913 il teologo Cav. Pietro Prato, allora Prevosto di San Donato, nella sua opera “Alcune notizie storiche riguardanti Val della Torre†; a proposito delle montagne che circondano l'abitato così scrisse : “……non sono ricche di miniere; tuttavia le due cave di magnesia nelle regioni Ansis e Pragranè potrebbero essere abbastanza rimunerative; ve n'à pure una di rame con piccola quantità d'oro e d'argento, la quale, non ostante i ripetuti assaggi, non fu ancora fino ad oggi assunta in esercizio a causa della sua grande altezza e lontananza dalla strada carreggiabile.â€Â
Da quanto scritto si apprende che, seppur limitata, l'attività mineraria ebbe ad esistere anche a Val della Torre.
Il complesso minerario sfruttato industrialmente fu, senza dubbio, quello delle cave di “Ansis e Pragranè†da cui si estrasse la magnesite. Questo minerale è un carbonato di magnesio che si presenta raramente in cristalli del sistema trigonale e più comunemente in masse amorfe, terrose e friabili. La magnesite deriva dalla trasformazione di silicati di magnesio o dalla dolomite; è infusibile ed attaccata dagli acidi solo a caldo. L'utilizzo di questo minerale è legato all'industria cosmetica (ciprie), a quella farmaceutica (purganti), a quella della carta, dei tessuti, dei cementi e dei vetri, nonchè alla preparazione di materiali refrattari.
Associata alla magnesite si rinviene l'opale comune dal tipico colore bianco caseoso (var. resinite) con tonalità a volte iridescenti. L'opale è un biossido di silicio idrato e amorfo [SiO2 . nH2O], generatosi dalla termodecomposizione dei silicati, il cui contenuto in acqua assume valori compresi fra il 3% ed il 10% con un picco massimo del 21%. L'opale si presenta in noduli compatti con frattura concoide e, pur non avendo alcun utilizzo pratico, può interessare a livello collezionistico. La densità e l'indice di rifrazione degli opali della nostra zona furono determinati da Fenoglio e Sanero (1942-43) usando campioni puri ed incolori dei diversi giacimenti (fig. 1).
Lo Jervis segnala la presenza a Val della Torre e Caselette di diallagio scuro (var. bronzite) in venature e cristalli, di smaragdite, di ausurrite e di magnetite granulare in rare venature. E' anche possibile ritrovare piccole dendriti e globuli di ossidi di manganese sia nella magnesite compatta che nell'opale. Queste dendriti sono composte essenzialmente da todorokite (fig. 2), un minerale alquanto raro composto di manganese idrato la cui formula è (Ca,K,Na,Mg,Ba,Mn) (Mn,Mg,Al) 6O12 • 3H2O. Il suo nome deriva dalla miniera di Todoroki (Hokkaido – Giappone) dove fu rinvenuto da Toyofumi Yoshimura nel 1934. La todorokite cristallizza nel sistema monoclino, anche se gli angoli dei cristalli, avvicinandosi ai 90°, fanno si che sembri appartenente al sistema ortorombico.
E' un minerale dalla colorazione variabile dal nero al marrone con durezza Mohs pari a 1,5 che lo fa rientrare nei minerali considerati morbidi. Ha peso specifico compreso tra 3,49 e 3,82; la varianza di questo dato è dovuta alla difficoltà incontrata nella misurazione poichè la todorokite si presenta normalmente fibrosa. La todorokite è solubile in acido solforico concentrato con cui da origine a una soluzione rosso porpora, in acido cloridrico con l'emissione di cloro (Cl2) e in acido nitrico con cui genera un residuo di biossido di manganese.
Per quanto concerne il secondo sito minerario menzionato dal Prato si ebbe una prima concessione per ricerche minerarie di pirite, di ferro e rame, rilasciata il 9 marzo 1909 a favore dell'Ing. Vincenzo Sardi di Torino e Luigi Coppo (fig. 3 e 4). I limiti del campo di ricerca coincisero con un ipotetico triangolo avente come vertici il monte Arpone (m 1601), il colle Lunella (m 1374) e la borgata Castello. In questo territorio, da come si apprende dalla relazione dell'ing. Sardi datata 5 luglio 1907, in regione Arponte ad un'altitudine di circa 1000 m s.l.m. sulla destra orografica del torrente Casternone, si è rilevato un giacimento piritico – cuprifero (calcopirite) composto di 2 filoni con potenza in metri da 0.4 a 1 e direzione N-20°-E. L'inclinazione degli strati rocciosi risulta pari a 32° mentre la roccia inglobante è serpentino misto ad amianto. In loco è ancora possibile notare la discarica dovuta all'attività di scavo e l' ingresso della galleria N°1 (fig. 5) e di quella di Ribasso. Lo scavo della galleria N°1 non è proseguito oltre la lunghezza di circa m. 10, mentre il Ribasso misura una lunghezza di circa m. 28.
Decaduta la concessione mineraria sopraccitata e trascorsi trent'anni, venne rilasciato un nuovo permesso di ricerca per pirite, ferro e rame in data 7 giugno 1939 (fig. 6). L'area interessata dal nuovo permesso presentò confini riconducibili ad un quadrilatero con un vertice coincidente con il punto d'affluenza del rio Arpone con il torrente Casternone. L'estensione del quadrilatero si diresse verso ovest da un lato e verso nord dall'altro ricoprendo parte della vecchia concessione. Dalla topografia di quest'ultima ricerca mineraria non risultano scavi di nuove gallerie.
L'attività connessa ad entrambe le concessioni non ha rilevato quantità e qualità di minerali degne di sfruttamento. E' stata segnalata la presenza di malachite, pirite, tracce d'oro e d'argento; ma il tutto ha avuto un esclusivo interesse geologico. E' altresì da tener presente che la segnalazione di tracce d'oro e d'argento è comune a tutte le antiche miniere alpine, ed è quindi ingigantita da leggende non rispondenti a verità.
Interessante è la segnalazione da parte del Piolti (1909) del ritrovamento, lungo il sentiero che conduce al colle della Portia a circa un'ora di marcia dal ponte sul Casternone, di talco nero così colorato dalle inclusioni di cromite e magnetite. La roccia era sita in una litoclase di una norite alterata. Un campione di questo talco è risultato essere magnetico-polare. Si pensa che tale fenomeno sia dovuto all'azione di un fulmine.
Come corollario a quanto scritto si segnala anche la località Trucas dove, ad un'altitudine di 670 m s.l.m. esisteva una cava di magnesite attiva sino alla fine della seconda guerra mondiale. Lo stesso minerale pare fosse estratto anche in località u Mular, nei pressi del Castlass, ad un'altitudine di 425 m s.l.m..
Giovanni Visetti
Buongiorno, articolo molto interessante! È possibile però sapere dove è collocata la ex-cava illustrata nelle immagini 4 e 5? Le gallerie interne sono ancora accessibili in sicurezza o per lo meno, dopo gli incendi boschivi, gli ingressi sono ancora visibili?
grazie in anticipo.
La miniera in oggetto si trova oltre la borgata Borlera seguendo il tracciato che lascia a valle la borgata. Per una più dettagliata descrizione la rimando al sito web del CAI sezione di Val della Torre dove sotto la voce SENTIERI-ESCURSIONI / ALTRI SENTIERI / BORLERA-MINIERA troverà ciò che cerca.
Solo l’imbocco della galleria più corta, e quindi meno interessante visto che si tratta di pochi metri, è attualmente accessibile. La galleria più lunga non è più accessibile in sicurezza vista la quantità di detrito che si è accumulato all’ingresso per via della pendenza del costone su cui si trova. L’ingresso di quest’ultima è ridotto ad un piccolo spiraglio che, come già scritto, non consente un accesso in sicurezza.
Cordiali saluti.
Giovanni Visetti