Attenti al lupo…
Ebbene si, anche da noi qualcuno ha segnalato la presenza del lupo (Canis lupus). La figura di questo canide è ammantata da una leggendaria misticità che risveglia ricordi atavici di disavventure più o meno veritiere. Ma quanto è problematica la ricomparsa di questo selvatico e quali sono i pro e i contro legati a questo ripopolamento?
Tanto per cominciare stabiliamo che la pericolosità del lupo verso l'uomo è pura leggenda. Rifacendosi alla storiografia, anche antica, non si registrano, nelle nostre zone, attacchi diretti all'uomo da parte di branchi di lupi famelici. Il lupo, come tutti gli animali, diffida dell'uomo e per tale ragione lo evita fuggendo. Spesso la scarsa conoscenza in materia fa si che vengano scambiati per lupi dei cani comuni che, inselvatichiti, possono essere più pericolosi dei lupi stessi.
Quanto scritto non è valido se si tratta del bestiame allevato dall'uomo. I capi d'allevamento sono spesso esposti, nell'ambiente naturale, alla predazione da parte del lupo. Pecore, capre ed anche vitelli possono essere attaccati da branchi di lupi e ciò provoca seri danni economici agli allevatori. Questa è la reale piaga che affianca il ritorno del lupo, il quale, come tutti i selvatici che stanno ripopolando i nostri territori, non si trova più lo spazio di cui disponeva anni or sono quando già era presente sui nostri monti. Il territorio ormai ampiamente antropizzato ha sottratto ai selvatici lo spazio vitale e quindi ci ritroviamo ad avere cinghiali che passeggiano per le vie dei paesi, caprioli che attraversano strade e lupi che si avvicinano ai centri abitati (aspettiamo gli orsi). Bando alle ipocrisie, la soluzione è una sola: tornare indietro e lasciare agli animali lo spazio necessario. Ma è possibile fare ciò? E' una domanda a cui non so rispondere con certezza ma mi pare che l'attuale impostazione di vita non permetta di riportare i confini abitati entro la superficie di qualche centinaio di anni fa. Chi si sentirebbe di abbandonare la propria abitazione periferica per ridare spazio al bosco e quindi ai selvatici? E allora? Ai posteri l'ardua sentenza!
Ma torniamo al nostro lupo. Se la presenza del lupo non fosse stata evidenziata dalla predazione di capi allevati è probabile che sarebbe passata inosservata per la maggior parte della popolazione limitandosi ad interessare etologi e zoologi.
Attualmente, purtroppo, gli allevatori sono soggetti a perdite di capi di bestiame e, spesso, le loro domande di risarcimento non vengono prese in considerazione e sono archiviate dichiarando l'accaduto opera di cani randagi (aggressioni peraltro del tutto simili a quelle dei lupi), quindi non risarcibili perchè non trattasi di danni causati da selvatici (almeno per alcune Regioni). La situazione descritta genera un evidente attrito fra allevatori e predatori, come il lupo, che spesso si risolve con il classico “fai da te†che vede il danneggiato imbracciare il fucile da caccia.
L'allevatore, forse non tutti l'hanno presente, subisce un danno economico serio che può compromettere tutta la sua attività produttiva. Egli vede svanire, sotto i suoi occhi, la sua fonte di reddito non avendo neppure, come in altri casi, il beneficio degli “ammortizzatori socialiâ€Â. I rimborsi ai pastori devono essere giustamente congrui e celeri poichè fanno parte di quel reddito che serve al sostentamento giornaliero della propria famiglia. La sveltezza delle pratiche burocratiche consentirebbe altresì un approccio più pacato al problema della conservazione della fauna selvatica in funzione delle attività produttive.
Purtroppo quanto scritto lascia trapelare un costo economico non trascurabile e, vista la situazione attuale in cui “non c'è trippa per gattiâ€Â, le aspettative sono ridotte al lumicino. Ci rimangono le speranze, pur essendo memori che: “chi vive sperando ……â€Â.
Come contraltare alle problematiche sopra scritte risulta evidente che la presenza del lupo sui nostri monti è un processo naturale avente la funzione di regolazione delle popolazioni animali da esso predate. Per questo motivo la legge italiana considera questo canide come specie protetta e valuta il suo abbattimento come reato penale.
L'equilibrio di un habitat è frutto del complicato rapporto fra predatori e prede e se una componente di tale equilibrio viene meno, l'altra prende il sopravvento causando danni. È il caso della presenza crescente dei cinghiali che, non avendo più competitori naturali, distruggono aree prative e non solo; oppure del diffondersi di alcuni ungulati che, avvicinandosi a zone antropizzate, causano danni alle colture. L'equilibrio dell'ambiente naturale è garantito solo dalla presenza di predatori capaci di contrastare l'espansione sregolata di alcune specie e, quindi, di riportare il rapporto popolazione – superficie nei limiti biologicamente accettabili. Il lupo è certamente in grado di contribuire, selettivamente, al contenimento delle popolazione di ungulati e di qualunque grande erbivoro; ma non solo, può anche mantenere sotto controllo la popolazione di roditori vista la sua capacità di predarli, a scopo alimentare, quando non trova di meglio.
La natura ha bisogno di predatori capaci di mantenere in equilibrio le popolazioni e gli allevatori hanno bisogno di certezze, assistenza e capacità pratiche di difesa dagli aggressori ripristinando quelle tecniche in uso quando i predatori non erano estinti (cani sufficientemente addestrati, recinzioni adeguate, ecc.).
Convivere con il lupo non è più complicato che combattere contro altri eventi naturali quali l'afta epizootica, il carbonchio o la peste bovina. La natura, di cui noi facciamo parte, è anche questo: saper convivere con essa cercando di alleviare le cause d'attrito. Come ogni cosa anche il ritorno del lupo presenta lati negativi e lati positivi. Sta a noi, esseri dotati d'intelletto, equilibrare le dosi degli ingredienti per far sì che la torta della vita sia gustosa e giustamente suddivisa.
Chissà se sarà possibile vedere in pratica la francescana vicenda del lupo di Gubbio?
Ancora un breve inciso un po' fuori tema: leggo sovente che all'augurio “in bocca al lupo†si debba rispondere non con lo storico “crepi†ma con “grazie†o “viva il lupoâ€Â. Questa variante alla tradizione sarebbe giustificata dal fatto che “in bocca al lupo significa augurare di stare nel posto più sicuro e quindi si deve rispondere grazie e non crepiâ€Â. Orbene, vorrei puntualizzare che, quel posto “più sicuro†non lo è certo per un cerbiatto! Non mi pare che il caso in oggetto sia capace di stabilire se un posto è migliore o peggiore. La Natura non è ne buona ne cattiva, è indifferente. Ciò che è buono per il lupacchiotto non è buono per il cerbiatto quindi la risposta a “in bocca al lupo” non può che essere di parte. Stando dalla parte del lupo risponderemo “grazie†o “viva il lupo†ma dalla parte del tenero cerbiatto risponderemo “crepiâ€Â. A noi decidere da che parte stare o astenerci con un salomonico non saprei.
Giovanni Visetti
Ebbene si.
Come gia descritto il lupo è ricomparso.
Io stesso durante le passeggiate per la preparazione di Cinghialando ho avuto la fortuna di vederne un esemplare nelle Butiberghe piu precisamente all’Airal.
Un articolo da leggere e ponderare.
Un grazie ,come al solito, a Visetti .
Grazie. Vorrei dire “ognuno i suoi spazi” . Ogni terra ha la sua produttività. Rispettiamo la natura per il pane quotidiano che ogni giorno ci offre.
Grazie all uomo che è attento alla sua sopravvivenza e non al suo potere.
E’ certamente sacrosanto che ad ognuno spettino i suoi spazi ma purtroppo l’uomo ha occupato gli spazi riservati alla fauna antropizzando indiscriminatamente territori, anche non molto sicuri (vedasi falde del Vesuvio). E’ una brutta cosa che è successa e sta succedendo. Se vogliamo rivedere il lupo e quant’altro dobbiamo, come accennato nel testo, ritirarci in buon ordine lasciando boschi e monti alla Natura e non al Trial, ai Quad, al down hill e chi più ne ha più ne metta, Siamo disposti a ciò? Sono pessimista: la mia risposta è dolorosamente negativa!