IL CASTERNONE

Note generali

 

Il teologo Cav. Pietro Prato, nel suo volume del 1913 dedicato a Val della Torre (“Alcune notizie storiche riguardanti Val della Torre”), descrive con le seguenti parole il Casternone: “magro e secco abitualmente, ma che al menomo temporale o nelle lunghe piogge, ingrossato dai mille rigagnoli circostanti, si fa tronfio, mugge e straripa, devastando orribilmente le campagne, e trascinando seco rumorosamente molti e grossi macigni, che poi lascia, appena al piano, ad ingombrare il proprio letto”.

Fortunatamente lo scenario attuale non presenta più gli straripamenti orribili e devastatori descritti dal Prato anche se alcune zone sono ancora a rischio come la sponda destra dalla località Ranota a Brione. E' altresì ancora attuale il resto della descrizione poichè, chi scrive, abitando nelle vicinanze del torrente, ha l'occasione di udire il rumore dei “grossi macigni” che il Casternone trascina seco durante le piene. Bisogna quindi continuamente manutenere il corso del torrente con particolare attenzione alle località maggiormente esposte a fenomeni erosivi o di esondazione. Le opere di contenimento e difesa sul torrente sono costituite essenzialmente da alcune vecchie briglie, nella parte alta del corso torrentizio, e da opere di manutenzione e riassetto periodico sul tratto vallivo più soggetto a esondazioni la cui natura non è riconducibile all'attività degli affluenti di destra del Casternone bensì a fenomeni erosivi in atto sulla stessa sponda.

E' necessario quindi il rinforzo degli argini, il periodico disalveo in alcune località, la manutenzione delle scogliere protettive e la sistemazione periodica di svariati tratti del torrente.

Pare che il toponimo Casternone abbia origini romane e sia riconducibile al latino Castrum Nonum, che significa nono accampamento, e si riferirebbe al castro romano numero nove sito nella nostra valle.

Dalle fonti storiche apprendiamo che, negli anni attorno al 1236, il Casternone si dipartiva in due rami all'altezza di Brione, uno dei quali si gettava nel torrente Crosa. Questa dicotomia faceva sì che Brione fosse racchiusa tra due tratti torrentizi (inter duo Casternones, come sanciscono le fonti storiche).

La gente del posto, suddivide la parte alta del corso torrentizio in Casternone superiore (Casternun giuran) (fig. 1)

Fig. 1

e Casternone inferiore (Casternun sutan) (fig. 2)

Fig. 2

alle cui rispettive zone sono assimilati i toponimi dei terreni circostanti.

 

Caratteristiche idrogeologiche

 

Il Casternone è un torrente, cioè un corso d'acqua breve e con portata irregolare (da non confondersi con il fiume che ha corso lungo e portata costante), facente parte del bacino idrogeologico della Stura di Lanzo. Esso nasce alle falde del Monte Colombano, non distante dall'Alpe Lunella, ad un'altitudine di 1350 metri e, percorrendo la linea di maggior pendenza come vuole la legge di gravità, raggiunge la località Muande Castello che costeggia a circa 700 metri s.l.m.. Oltrepassata la vecchia miniera di rame (da tutti conosciuta come miniera d'oro!?) (fig. 3),

Fig. 3

il Casternone prosegue il suo cammino nella valle tra le borgate Ciaine e Borlera accogliendo, poco prima di Mulino, i suoi primi due affluenti di sinistra cioè il rio Magnacrosta e il rio Rossato. La discesa a valle del Casternone continua e, in prossimità della località Ponte (fig. 4),

Fig. 4

esso riceve le acque di un terzo affluente di sinistra il rio Burrone. Ormai il letto del nostro torrente ha assunto condizioni di alveo allargandosi in modo da consentire il deflusso della portata maggiorata dagli affluenti. Nelle vicinanze della borgata Gibbione, a circa 427 metri s.l.m., il Casternone si diparte in due tronconi che si ricongiungono subitamente generando una sorta di piccolo isolotto oltre il quale, ormai in località Buffa, convogliano le acque del rio Codano (quarto affluente di sinistra). Oltrepassata la borgata Brione il Casternone riceve l'unico affluente di destra, definibile come tale, cioè il rio Crosa, e abbandona il comune di Val della Torre per inoltrarsi in quello di San Gillio e gettarsi nel torrente Ceronda poco prima di Venaria.

Sul tratto alto del corso del Casternone si possono notare alcune briglie di contenimento e, a valle delle medesime, dei piccoli laghetti impropri generati dalla cataratta prodotta dalla briglia stessa. Uno di questi piccoli bacini, che viene denominato “La Pozza” e si trova poco sopra il Mulino, è frequentato nel periodo estivo da persone in cerca di refrigerio (fig. 5).

Fig. 5

Il bacino imbrifero del nostro torrente, cioè la parte dove si raccolgono le cosiddette acque selvagge, è ovviamente situato nella parte alta del corso e termina poco oltre l'ingresso nell'abitato trasformandosi in alveo. Il tratto con caratteristiche di alveo permette all'acqua di defluire a livelli altimetrici inferiori senza che il deposito dei materiali erosi assuma proporzioni degne di nota.

L'aspetto idrogeologico della zona in oggetto è caratterizzato dal nodo orografico del Monte Colombano (m 1658) da cui originano tre creste spartiacque. Una di queste si congiunge con il Monte Lera (m 1371), dirigendosi verso SE e, oltrepassata la vetta, si sdoppia dando origine alla cresta che raggiunge il Monte Bernard (m 1078). Questa costituisce lo spartiacque tra il bacino del torrente Ceronda a NE e quello del Casternone a SW.

La litologia del territorio presenta una prevalenza di peridotiti (lherzoliti), cioè rocce ultrabasiche i cui principali componenti sono: olivina, pirosseno rombico, pirosseno monoclino e secondariamente plagioclasio calcico (labradorite) e spinello (cromite). Le peridotiti sono in genere molto compatte con una patina di alterazione color rosso ruggine intenso e spesso sono molto ruvide a causa del rilievo assunto dai cristalli di pirosseno.

Data la marginalità della conca del Casternone rispetto al Massiccio ultrabasico di Lanzo (a cui è ascritta tale zona), le lherzoliti si presentano variamente serpentinizzate.

Lungo la valle del torrente Casternone sono localizzate delle vene tardive di magnesite e opale che in alcuni casi sono state sfruttate economicamente. L'origine di queste vene è essenzialmente pedogenetica (di superficie) ed è legata ad antichi suoli mai esarati da ghiacciai.

Considerando l'altitudine delle sorgenti del Casternone (m 1350) e l'altitudine minima raggiunta a fondovalle (circa m 330), è possibile valutare, assumendo un percorso torrentizio di circa 10 Km, la pendenza media che risulta essere pari al 10,1 % nel comune di Val della Torre. Questo dato spiega perchè il bacino del torrente Casternone non sia stato oggetto di studi idrogeologici approfonditi vista la sua relativa stabilità che, confrontata con realtà limitrofe, è oggettivamente sicura. Si prenda come esempio il torrente Prebec che discende il vallone di Chianocco; esso ha un impeto distruttivo tale da giustificare seri studi e numerose opere di messa in sicurezza (la pendenza media del torrente Prebec è stimabile attorno al 23,9 %). Nonostante la relativa stabilità del bacino, il Casternone ha costituito in parecchie occasioni fonte di pericolo e danno. Cito di seguito alcuni eventi alluvionali documentati presso l'Archivio Storico Comunale:

25 giugno 1878 – “Martedì 25 corrente mese alle ore 8 pomeridiane circa un diluvio d'acqua cadde sopra la metà superiore di questa Vallata, conseguenza di questo fu lo straripamento del torrente maggiore il Casternone nonchè di tutti i Rivi della montagna. Sette sono le pedanche svelte dallo imperversare delle acque, tanto quelle esistenti sul torrente suddetto quanto quelle poste sopra gli altri Rivi. Le stesse sono d'assoluta necessità essendo poste sulle strade comunali che dalle varie Borgate tendono al centro del Comune.

Le strade comunali poi, tante obbligatorie, che sono ridotte a altrettanti letti di ruscelli avendo le acque spostato il materiale delle medesime in modo da renderle impraticabili in tutta l'estensione del termine.

Non solo le pedanche e le strade comunali e vicinali sopportarono ingentissimi danni ma anche le proprietà private, le terre coltive poste sul pendio dei monti che circondano questa Valle vennero asportate dalle furiose acque e depositate nelle proprietà prative nella vallata, immensi quindi sono i danni che ebbero a soffrire i proprietari di questo Comune.” (Copia lettera 110 del 27 giugno 1878).

26 settembre 1947 – “Il Consiglio Comunale. Sentito quanto esposto dal Sindaco Presidente.

Constatato che i danni causati dallo straripamento sono rilevanti ed ingenti dato che le acque hanno asportato un tratto di strada comunale allacciante colla stazione ferroviaria, per la lunghezza di circa cento metri e tagliando così le comunicazioni, come pure sono stati asportati diversi tratti del massiccio argine che serviva di riparo al dilagare del torrente, come pure un ponte e resi pericolanti altri due.

Accertato che detti danni sono di tale entità per cui facendo far le necessarie riparazioni comporterebbe una spesa ingentissima di parecchi milioni.

Visto il bilancio del Comune e le disponibilità del medesimo che non consentono veruna spesa straordinaria.

Constatato che i danni eccezionali richiedono provvedimenti di grande urgenza, vuoi per precauzioni da altre alluvioni che minaccerebbero l'incolumità, oltrechè dei beni, pure delle persone, come pure per la vitalità e sicurezza del Comune, che ha assoluto bisogno delle già poche vie di comunicazione;

Con voto palese ed unanime. Delibera […] di provvedere alla riattivazione […] mediante chiamata generale di tutti gli abitanti di sesso maschile che hanno residenza stabile in questo Comune e compresi fra gli anni 18 ai 65 di età, per compiere due giornate lavorative di otto ore gratuite. […]di penalizzare tutti coloro che si asterranno dai citati lavori di ingente utilità pubblica, colla penale di lire mille, per ogni giornata lavorativa prestata.” (Copia lettera 46 del 28 settembre 1947).

27 e 28 maggio 1934 – (Progetto per le riparazioni ai danni arrecati dall'alluvione -disegni tecnici).

5 e 6 giugno 1937 – “Nei giorni 5 e 6 c.m.si scatenarono sul territorio di questo Comune violenti nubifragi.

In seguito alla furia delle acque che strariparono vennero allagate estese proprietà con danni ingenti alle coltivazioni e asportazione di prodotti.

Molti e lunghi tratti di strade comunali subirono seri danni, argini vennero divelti, frane provocate dalla furia delle acque ostruirono strade e corsi d'acqua per cui urgono sollecite riparazioni.

In modo speciale venne danneggiata la strada intercomunale Val della Torre – Alpignano, unica via di comunicazione e di accesso ai paesi vicini e alla stazione ferroviaria; grave pericolo nei beni e nella vita corsero gli abitanti di varie borgate…” (Istanza alla Prefettura dell'8 giugno 1937).

Certamente le esondazioni del Casternone non furono solo quelle menzionate ma la brave descrizione dei danni, fatta all'epoca dei disastri, rende con reale evidenza la gravità degli eventi.

 

Fauna

 

Le acque del Casternone sono popolate dalla tipica fauna ittica dei torrenti alpini composta principalmente da Salmonidi quali la trota fario (Salmo trutta subsp. fario) e la trota iridea (Salmo gairdneri), e da Ciprinidi come le alborelle (Leuciscus albidus). La trota fario, è conosciuta come la trota di montagna. Essa predilige torrenti a fondo ghiaioso e può raggiungere i 50 cm. di lunghezza. La trota iridea, presenta una striscia iridescente sui fianchi del corpo. Essa non è autoctona e fu introdotta in Italia sul finire del XIX° secolo. Il suo sviluppo è rapido rispetto alle specie autoctone e le sue esigenze biologiche sono minori. Queste qualità sono risultate uno svantaggio per lo sviluppo delle specie autoctone che si sono viste occupare la loro nicchia ecologica dalla nuova specie. Caratteristiche comuni a tutte le trote sono la predilezione per le acque pulite ed altamente ossigenate e la grande voracità che si esterna con l'aggressione agli individui più piccoli da parte degli adulti. Per quanto riguarda i Ciprinidi, oltre alla già citata alborella, un piccolo pesce dalla livrea argentea e la bocca rivolta in su, ricordiamo anche Leuciscus cephalus, comunemente noto come cavedano (fig. 6),

Fig. 6

che compare nelle acque del Casternone nel tratto finale ormai ai confini valtorresi. Di dimensioni nettamente maggiori rispetto alla specie precedente, il cavedano vive su fondi ghiaiosi ed è una preda comune dei pescatori.

Nelle acque ossigenate del torrente vivono anche alcuni insetti allo stato larvale che concorrono alla dieta dei pesci, tra questi ricordiamo i Tricotteri che costruiscono curiosi astucci larvali con frammenti minerali o vegetali (fig. 7).

Fig. 7

Nelle zone in cui l'acqua si cheta vivono gli anfibi; sia anuri, cioè privi di coda come rane e rospi, che urodeli, cioè con la coda come le salamandre. Questi animali, spesso maltrattati, sono in realtà utilissimi all'ambiente in cui vivono ma non solo, essi concorrono notevolmente nel liberare l'uomo da insetti fastidiosi e dannosi. Sono però organismi delicati e sensibili all'inquinamento che rischiano di ridursi in maniera preoccupante. L'avifauna, predatrice di questi ultimi, è rappresentata dall'airone cinerino (Ardea cinerea) (fig. 8)

Fig. 8

che si trova all'apice della piramide alimentare (altrimenti detta catena alimentare o catena trofica) tipica di questo ambiente essendo considerato un superpredatore poichè si ciba di altri predatori.

 

 

Giovanni Visetti

6 commenti
  1. bruno
    bruno dice:

    Bella descrizione del fiume che tanta parte della storia del comune di Val Della Torre porta con se. Completata da esame della fauna che frequenta il suo corso.

    Rispondi
    • Giovanni Visetti
      Giovanni Visetti dice:

      Grazie Bruno per l’apprezzamento al mio modesto lavoro. Cerco di fare del mio meglio per far conoscere il nostro bel territorio (sotto tutti gli aspetti).

      Rispondi
  2. anna
    anna dice:

    Gli articoli di Giovanni danno la possibilità di meglio conoscere Valle, risvegliano la nostra curiosità nello scoprire o rivisitare luoghi e cose che questo piccolo comune, sconosciuto a molte persone, sa offrire.
    Un servizio utile agli abitanti ma anche alle persone che, attraverso questo sito, ci leggono.

    Rispondi
  3. Cesare
    Cesare dice:

    Grazie Giovanni, bellissimo articolo ed interessante lettura, adesso sappiamo qualcosa di più sul nostro Rio delle Amazzoni (sic), buona serata.

    Rispondi
  4. Adriano G. V. Esposito
    Adriano G. V. Esposito dice:

    Guardando sulla mappa dell’Istituto Geografico Militare, sulla sponda sinistra della Val Casterone sono segnati questi rii:

    Rio Bosto
    Rio Calano
    Rio della Chiesa

    Sono rii che finiscono nel Codano?

    Sto mappando la zona su OSM e vorrei più informazioni.

    Rispondi
    • Bruno
      Bruno dice:

      Buongiorno sig Esposito in merito ai nomi le posso dire che è corretto Rio della Chiesa ma la denominazione degli altri due non risulta corretta.
      Da cartine del comune e dal Catasto Rabbini risultano il Rio Gambetto, il Rio della Chiesa, il Rio Galere, e il Rio Russata.
      Qui non e previsto di includere immagini se vuole il mio indirizzo e mail è
      deportvovdt@gmail,com cosi potro passargli documentazione visiva dei nomi e della posizione.
      Distinti saluti Bruno Bertolotto
      Val della Torre 17/9/2019

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